martedì 6 ottobre 2015

Dal mio punto di vista:
Parliamo di comunicazione e giornalismo (italiano)

La settimana scorsa saltellando tra i vari canali televisivi mi sono spesso imbattuta nella trasmissione condotta da Liorni, la Vita in diretta di Rai 1. Argomento della settimana, tra gli altri, il Volo.

La notizia è ben magra: i tre poveri giovani cantanti erano stati accusati di aver devastato una stanza di albergo in Svizzera. Tra social e stampa tradizionale i tre erano stati costretti a intervenire per smentire la notizia.

Ma ancora, dopo una settimana dedicata a questo episodio,  il venerdì la trasmissione di Liorni mandava i propri inviati nel paese natio di uno dei tre ragazzi, per raccogliere commenti sugli usi e costumi dei cantanti, sul loro carattere etc.

Ora potremmo chiederci quale sia il costo di questa operazione, sicuramente non basso tra troupe e giornalisti, oppure quali siano gli obiettivi raggiunti dalla trasmissione continuando a trattare lo stesso argomento per diversi giorni? Quali infine gli obiettivi della rete?
Tutte domande legittime che attengono alla sfera della spesa pubblica e del compito, se esiste, educativo-informativo di una televisione di stato.

Ma la domanda è più generale, dopo un'estate che ha visto la RAI mandare, seppur bellissime, serie televisive ormai ventennali/trenntennali e offrire una programmazione estiva a mio parere "non sense", quale modello comunicativo esprime la televisione pubblica italiana, se programmi come le Iene vengono considerati di inchiesta (Tv talk, sabato 3 ottobre) e le notizie e gli approfondimenti giornalistici ormai sono appannaggio di Rainews24 e Sky?

Chiaramente esistono anche in Rai programmi di grande valore giornalistico e comunicazionale, ma il panorama generale è desolante.

Il problema risiede, forse, nel continuare a guardare allo share, senza considerare che il pubblico cambia velocemente; senza tener conto che generazioni non native digitali sono oggi perfettamente integrate nel mondo dei social e scelgono sovente i canali tematici e che i giovani e giovanissimi nativi digitali sono molto selettivi e non guardano la tv generalista.

Non è un caso che questo fine settimana Fabio Fazio a Che tempo che fa ha invitato, in apertura di puntata, i  tre videoblogger più famosi di Italia, Clapis - Decarli e FaviJ - complice l'imminente uscita del loro primo film, Game Therapy (già ampiamente promosso dalla rete!).