giovedì 17 settembre 2015

In viaggio col ventaglio
Brevi annotazioni estive: i paesi dell'Est europeo e i migranti

Tra le tante domande che avrei desiderato sentire da parte dei nostri giornalisti in questi giorni, ve ne è una su tutte: perchè i paesi dell'Est europeo si oppongono all'arrivo dei migranti? 

Perchè costruiscono muri di filo spinato, che ben ricordano altri muri? A questa domanda non si può rispondere con una battuta, né un tale tema può essere dimenticato o bistrattato in funzione dell'audience o della pochezza di un certo giornalismo italiano, che si è limitato nei vari talk a invitare politici nostrani poco avvezzi a ragionare in termini europei e di storia dell'Europa. 
Provo a dare un senso a questo comportamento che tutto è fuorché solidale e di accoglienza. I paesi dell'est europeo entrati relativamente tardi nel processo di costruzione europea somigliano molto nelle loro aspettative a quei paesi che alla fine degli anni Cinquanta diedero vita alla Comunità europea: mercato, industria e lavoro, ovvero sviluppo delle economie nazionali. Anche oggi i paesi dell'est europeo, che hanno guardato attraverso la cortina di ferro al miracolo economico occidentale, chiedono all'Europa di essere un luogo di sviluppo delle loro economie nazionali, di migrazione sicura della loro forza lavoro, di aiuto ai loro settori industriali. In sintesi, l'Europa desiderata dall'Est europeo è un'Europa necessaria e non un'Europa di opportunità, solidarietà e accoglienza. I migranti che arrivano tolgono, anche solo idealmente, finanziamenti e posti di lavoro. Non può aver fatto piacere agli ungheresi, per esempio, sentir dire ad Angela Merkel che l'Europa ha bisogno di talenti, indicando come tali i siriani, poiché fino ad oggi gli ungheresi rappresentavano possibili lavoratori per il mercato tedesco.