martedì 6 ottobre 2015

Il canone Rai e la televisione generalista

È di questi giorni la notizia che il governo vuole inserire in bolletta il canone televisivo. Stasera ne ha parlato ampiamente il programma di Floris, Di martedì, su La 7.
È stato ribadito largamente che si tratta di una tassa e che va pagata. Da parte sua il governo si impegna a ridurre da 113 euro a 100 euro il canone, e spera in una riduzione dell'evasione che si aggira sul 27%. Quindi 27 famiglie su cento non lo pagano.



Ora tutto questo è portante ma non fondante.
Condivido pienamente la posizione di chi afferma l'iniquita' di questa tassa, sia per il suo futuro inserimento in bolletta, sia per il fatto che non tiene conto della libera scelta del cittadino.
E torno al post di oggi e affermo: perché devo pagare un canone per una televisione pubblica che non mi offre nulla di interessante? Perché devo pagare un canone se non posseggo un televisore? Perché devo preoccuparmi del fatto che in futuro, quando il canone sarà inserito in bolletta spetterà a me dimostrare che non posseggo una tv?
Sarebbe auspicabile che la Rai si comportasse come tutte le altre realtà televisive e vivesse di sola pubblicità; del resto già oggi in Rai la pubblicità non manca. E ancora che riducesse gli sprechi e iniziasse a ridimensionare gli stipendi e i compensi di autori, registi, giornalisti e conduttori.
In sostanza, invece che parlare di canone il governo dovrebbe, semmai, ripensare al servizio pubblico televisivo e rifondarlo.