martedì 27 novembre 2012

Bersani: io giro la ruota

Bersani: "io giro la ruota"
Oggi (27 novembre) Bersani al Corriere.it

Ho seguito con attenzione Bersani ospite, oggi, di Corriere.it. Ho cercato di comprendere il suo programma, ma non ci sono riuscita. Sicuramente il problema è mio. Due però sono le cose che ha detto e mi sono rimaste bene in mente. La prima è che lui non porta esempi di soluzioni ai problemi, perché non vuole promettere cose che poi non sa se potrà mantenere. Di conseguenza, a ogni domanda del tipo: come intende risolvere o affrontare il problema del lavoro, o della competitività o dell'Ilva, Bersani ha non risposto, limitandosi a enunciazioni di principio. E questo è poco per chi si aspetta un programma operativo di governo. Da chi vorrebbe conoscere questo programma operativo di governo prima e non dopo le elezioni.
La seconda cosa riguarda il ricambio generazionale al governo del paese. Bersani ha detto che è chiaro che lui "girerà la ruota" e riconoscendo la necessità di un ricambio consentirà a giovani (formatisi in seno al partito) di partecipare al prossimo governo, qualora dovesse vincere ("se toccherà a me").
E questo per me è un punto difficile da digerire. Io credo che le idee vincenti possano anche nascere al di fuori di una schema precostituito, e quindi anche fuori da  un partito e tutta la sua struttura. Credo che questo sia il problema, in generale italiano, ovvero il dover per forza seguire una procedura di avanzamento della macchina (io giro la ruota). Ma non siamo al supermercato, dove si prende il numerino per comprare il salame e per evitare baruffe, e per un chiaro senso di civiltà, we queue (come direbbero gli inglesi) ovvero facciamo la fila. La politica ha bisogno di idee, di confronto con la società, con l'economia reale, con il mondo dell'associazionismo, dell'ambientalismo, etc. E non è detto (e non lo si deve impedire) che da questi altri mondi non possano emergere idee valide e soggetti altrettanto capaci e vincenti per la politica stessa. Perché un "funzionario" di partito è valido e un cittadino no?
E', tra le altre cose, questa concezione che Bersani avalla pienamente, che rende il PD di Bersani vecchio e non vincente ora e nel lungo periodo. Se poi vince sono io che chiaramente non ho capito.

venerdì 23 novembre 2012

Per Matteo Renzi scomoderò anche Kennedy e la sua Nuova Frontiera
Di ritorno dalla Leopolda dove si respirava desiderio di cambiamento e futuro ...

di Beatrice Benocci - pubblicato su IConfronti
www.iconfronti.it 

http://www.iconfronti.it/per-matteo-renzi-scomodero-anche-kennedy-e-la-sua-nuova-frontiera/


Non è ciò che può fare il paese per te, ma ciò che puoi dare tu per questo paese. Questo è il leit-motiv della Leopolda: una chiamata alle armi, un risvegliare le coscienze ad un nuovo impegno civile, ad una nuova stagione politica in cui questa stessa parola torni al suo vero significato, non più vituperata, non più considerata negativa, non più rilegata in buie stanze del potere (a volte molto luminose, molto chiassose e becere).
Questo era sabato la Leopolda, questo è stata l’intera campagna condotta da Matteo Renzi. Non posso non ripensare (ieri ricadeva l’anniversario del suo assassinio) a ciò che disse Kennedy agli americani in occasione del discorso di accettazione della candidatura nel luglio del 1960: Non si tratta di ciò che io intendo offrire al popolo americano, ma di ciò che io intendo chiedergli. Fa ricorso al suo orgoglio e non al suo portafoglio – porta la promessa di più sacrificio al posto di più sicurezza. E dalla sua parte aveva l’età, la forza, soprattutto la consapevolezza di non aver fatto parte di coloro che avevano condotto il mondo nell’abisso della seconda guerra mondiale. Kennedy guardava lontano, ad un futuro possibile, alle nuove tecnologie, alla conquista dello spazio, e per far questo aveva bisogno della pace e del dialogo. Aveva bisogno, soprattutto, di un popolo pronto a rischiare: Sarebbe facile allontanarsi da quella frontiera, guardare alla sicura mediocrità del passato, essere cullati dalle buone intenzioni e dall’alta retorica – e coloro che preferiscono quel corso non dovrebbero sprecare il loro voto per me, indipendentemente dal partito. Ma io credo che i tempi chiedano nuove invenzioni, innovazione, immaginazione, decisione. Io vi sto chiedendo di essere pionieri della Nuova Frontiera.

Le famiglie sono straziate

Le famiglie sono straziate
di ritorno dalla Leopolda/2

E' da settimane, direi mesi, che mio marito ed io continuiamo a dirci che le famiglie sono straziate. Lo sono perchè i servizi (lo stato sociale) non c'è, perché la scuola è nello stato in cui è, perché i soldi non ci sono, perché ogni spesa extra è fonte di muta disperazione. Ma queste cose le sappiamo, le apprendiamo dai giornali. Ciò che non sappiamo, ciò che i politici non sanno, né tantomeno lo sanno i sindacalisti, è che nonostante tutto le famiglie cercano di non venir meno alle proprie responsabilità rispetto ai minori: se serve lo sport i figli fanno sport, se serve logopedia i figli fanno logopedia, se servono cure i figli hanno le cure, se servono i libri (alle superiori) si chiede un mini prestito.

lunedì 19 novembre 2012

Il vento e la palude di Marco Damilano

Consiglio di leggere: 

http://damilano.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/11/18/il-vento-e-la-palude/

Il vento e la palude
di Marco  Damilano

Valeva la pena stare due giorni alla stazione Leopolda di Firenze con i ragazzi di Matteo Renzi e poi prendere di corsa un treno per correre a Roma agli studios De Paolis sulla Tiburtina per assistere finalmente al primo ciak della creatura montezemoliana in questo sabato 17 novembre. Perché non sono i lanci d’agenzia o i retroscena a rivelare il senso e le potenzialità e i limiti dei due progetti e dei rispettivi leader, ma l’osservazione delle platee, i mondi che mettono in movimento alla vigilia dello scontro elettorale 2013.

venerdì 16 novembre 2012

Il gioco delle primarie del PD

Il gioco delle primarie del PD


Fai un passo avanti, fai un passo indietro, fai la giravolta, falla un'altra volta ... e potremmo andare avanti molto. Le primarie, come decise dal PD, sono per i cittadini un percorso a ostacoli che molto si avvicina ai giochi che facevamo da bambini, che in quanto giochi erano divertenti, ma che per un adulto sono una grande perdita di tempo.
Quindi per andare a votare alle primarie bisogna armarsi di tanta pazienza.
Vediamo i passaggi:
a) iscriversi on line per poi comprendere che è alquanto inutile visto che dopo devi comunque recarti presso un comitato!
b) raggiungere il Comitato e sentirsi dire che servono un documento e la tessera elettorale
attenzione!  il cittadino non può andare in un qualsiasi comitato, ma solo in quello del suo seggio elettorale (???)
c) versare due euro e firmare una mozione di sostegno al PD (!!).

Ora, mi domando, perché la tessera elettorale?  E mi rispondo, perché domani il PD o chi per esso, potrà procedere ad un controllo statistico tra coloro che si sono recati con la propria tessera e nel proprio territorio elettorale a votare alle primare e coloro che domani andranno a votare alla elezioni. Ecco.

A causa di tutti questi arzigogolii, che appaiono poco trasparenti e pochissimo democratici, in molti non andranno a votare alle primarie, oppure andranno all'ultimo minuto (memori delle primarie precedenti di per se molto semplici) e si arrabbieranno moltissimo. Occorre ricordarsi costantemente, come un mantra, di avere una grande pazienza in queste primarie e andare a votare.  

Primarie 2012: La Leopolda

Primarie 2012: La Leopolda

 

 

Leopolda 2012 - Intervento di Pietro Ichino 

http://www.youtube.com/watch?v=d-cOGX-CRNg&feature=youtu.be

Leopolda 2012 - Intervento di Davide Serra

http://www.youtube.com/watch?v=GgEg-mOn8JQ&feature=relmfu

domenica 11 novembre 2012

L’irriducibile sentimento tedesco di unità nazionale

L’irriducibile sentimento tedesco di unità nazionale
 di Beatrice Benocci

Tratto da: I Confronti (9 novembre 2012)
http://www.iconfronti.it/lirriducibile-sentimento-tedesco-di-unita-nazionale/

La sera del 9 novembre del 1989, 28 anni dopo la sua drammatica costruzione avvenuta nell’agosto del 1961, cadeva il Muro di Berlino. Kennedy l’aveva definito il male minore, mentre Kruscev la cosa buona. La costruzione del Muro chiudeva, infatti, un lungo capitolo della storia tedesca, europea e internazionale. Soprattutto eliminava, in tempi di guerra fredda, un pericoloso focolaio in centro Europa. Proprio la collocazione geografica di Berlino, a est in pieno territorio tedesco-orientale, il suo essere divisa – come del resto la Germania – in quattro zone di occupazione, la rendevano ad un tempo strumento di pressione e elemento di debolezza dell’azione di Washington e Mosca.