martedì 18 dicembre 2012

Primavera araba, risorgimento islamico e prove di democrazia

Primavera araba, risorgimento islamico e prove di democrazia

www.iconfronti.it 

 di Beatrice Benocci

Il 17 dicembre del 2010 il tunisino Mohamed Bouazizi si dava fuoco contro il divieto di poter vendere frutta e verdura al mercato. Il suo gesto di ribellione infiammava prima il Nord Africa, poi il Medio Oriente. Alcuni ne avrebbero seguito l’esempio, molti altri avrebbero trasformato quella protesta nata dalla crisi economica globale in una vera e propria rivoluzione, in grado di far cadere Mubarak in Egitto, Bel Ali in Tunisia, Saleh in Yemen, Gheddafi in Libia. Un movimento che ancora oggi non si è fermato, come dimostrano gli eventi in Siria, e che produce conseguenze dirette e indirette fino a due anni fa inimmaginabili, a partire dal recente riconoscimento alla Palestina di Stato Osservatore alle Nazioni Unite.

domenica 16 dicembre 2012

Privati di un sogno

Privati di un sogno

La vittoria di Bersani alle Primarie ha privato molti di noi di un sogno. Che poi non era un sogno, era la speranza di poter iniziare a vivere in un paese normale, senza compromessini dell'ultima ora, senza Berlusconi e il suo circo, senza l'establishment piddiessino, senza tutto quello che ci rendeva poco cittadini, molto sudditi, molto amari e lontani dalla politica. Siamo stati privati della possibilità di dimostrare a noi stessi di essere un popolo finalmente maturo, in grado di guardare avanti, anche nella decadenza di questi tempi; soprattutto di essere un popolo impegnato nella costruzione di un futuro possibile. Qual'è il futuro che avremmo voluto? Ognuno di noi, forse, aveva un'idea diversa, ma tutti eravamo d'accordo che sarebbe stato un futuro fatto di regole condivise, di priorità vere come la famiglia e il lavoro, come la scuola e la ricerca, l'Università, la piccola e media impresa, l'ambiente e il turismo, l'ecosviluppo. Un'Italia dove sarebbe stato possibile avere figli, tanti, e lavoro, eguali diritti per tutti e vera accoglienza, energie rinnovabili e produttività ... .
Il sogno è finito Bersani e Berlusconi si sono ritrovati (paghi l'uno dell'altro), e subito dopo sono stati defenestrati da qualcuno che guarda avanti, ma non quanto guardavamo noi.

Doha e il salvataggio del pianeta

Doha e il salvataggio del pianeta

Sono ormai anni che attendiamo con ansia l'avvio di un cammino internazionale per la salvaguardia del pianeta. In particolare si attende un passo in avanti sul Protocollo di Kyoto ormai giunto a conclusione.  La conferenza di Doha sui cambiamenti climatici, di fatto poco seguita dalla stampa nazionale e internazionale, non ha prodotto risultati eccezionali, ma non ha lasciato l'amaro in bocca.

Qui di seguito il comunicato stampa finale:
http://www.cop18.qa/news/singlestory.aspx?id=297

Dal Blog: ilmondointesta
http://leducazioneambientale.blogspot.it/

Internet e le possibili nuove regole

Non lo sapevamo, presi dai continui problemi nostrani, che in questi giorni ha avuto luogo una conferenza internazionale che avrebbe potuto modificare le nostre libertà su Internet e per questo motivo riporto qui di seguito il link all'articolo di Elmar Burchia pubblicato oggi sul Corriere.it.

"La conferenza mondiale su Internet è stata un fiasco: a vincere è stato Internet"

mercoledì 5 dicembre 2012

Il Pd non utilizzi il successo per rafforzare i vecchi apparati

Il Pd non utilizzi il successo per rafforzare i vecchi apparati

da: www.iconfronti.it

di Alfonso Conte
Alcune immagini riguardanti esponenti del Partito Democratico all’indomani del successo di Bersani sembrano rinviare a quella strana sensazione di euforia che prende, nonostante i segni ancora evidenti del disastro, i sopravvissuti ad un cataclisma, ad un naufragio. Scampato il pericolo, resta lo stato di forte eccitazione, sicché capita spesso che la consapevolezza di aver salvato la propria pelle trasformi il panico vissuto qualche ora prima in un’allegria smodata, prevalente finanche sul dolore per i compagni di viaggio scomparsi o per le cose andate distrutte. Renzi torna a fare il sindaco, il Centro-destra appare incapace di uscire dal vicolo cieco in cui si è ficcato, i media riescono a rappresentare il movimento di Grillo come una setta di invasati e il Centro-sinistra raggiunge livelli di consenso mai conosciuti in passato … eppure, di fronte a bottiglie stappate, compiaciuti sorrisi e complici sguardi d’intesa, non sono pochi coloro i quali si chiedono: ma che avranno mai da festeggiare?
In effetti, già un nuovo appuntamento attende gli uomini dell’apparato: la presentazione delle liste dei candidati in vista delle imminenti elezioni politiche. Si tratta di un banco di prova significativo innanzitutto per il segretario del PD e candidato del Centro-sinistra alla Presidenza del Consiglio, costretto a dimostrare da subito di saper operare una sintesi convincente tra coloro i quali hanno contribuito al suo successo alle Primarie, ora in attesa di vedersi assegnare sostanziose ricompense, e quel 40% di elettori del Centro-sinistra, i quali hanno ampiamente manifestato il proprio disappunto verso il partito “vecchio” e potrebbero in gran parte, dopo una contrapposizione logorante soprattutto a livello periferico, decidere di ritirare il sostegno se il partito non dimostrerà di sapersi rinnovare. Inoltre, dopo i costi pagati per colpa dei vari De Gregorio e Scilipoti e con un partito in fermento, le scelte saranno condizionate anche dall’esigenza di mandare in Parlamento persone ligie alle direttive della segreteria centrale; ma, se è evidente che i quadri dell’apparato risultano di gran lunga più affidabili mentre gli esterni meno controllabili, è pur chiaro che tanti elettori del Centro-sinistra troverebbero del tutto inaccettabili candidature indicate in virtù di logiche antiquate (di ex-parlamentari proiettati verso il quinto o il sesto mandato, di dirigenti provinciali da promuovere deputati in virtù di “legittime aspirazioni alla progressione di carriera”, di figli e nipoti cooptati dalla casta, per non dire di pregiudicati e voltagabbana). Ciò sarà ancor più evidente se, come ormai appare molto probabile, la legge elettorale resterà immutata e gli elettori continueranno a non poter esprimere le loro preferenze.
Le Primarie sono ormai concluse, ma l’apparato del PD non può pensare di aver risolto una volta per tutte le questioni all’ordine del giorno grazie al successo conseguito. I risultati hanno ribadito il suo peso, soprattutto al Sud, ma hanno anche svelato la crescita di un voto d’opinione indipendente, liberato da vincoli ideologici ed incline a premiare soggetti diversi in base alle diverse circostanze. Anche per questo, soprattutto al Sud, c’è ancora speranza.

lunedì 3 dicembre 2012

Massimo Gramellini – L’ultimo treno

Massimo Gramellini – L’ultimo treno

Per la serie “senza ritegno”

Come Bertoldo che non riusciva mai a trovare l’albero a cui impiccarsi, il Senato ha rinviato a martedì il voto di fiducia sul decreto che taglia i costi della politica, a causa di uno sciopero dei treni.
Sono venuto a capo per consentirvi di smaltire l’incredulità. Martedì cosa si inventeranno, un’indigestione di cozze collettiva? Oltretutto pare che la storia dello sciopero sia una scusa raffazzonata lì per lì, pur di nascondere i dissidi interni ai partiti e giustificare la più politica di tutte le arti: il rinvio. Ma come fanno a non capire che qualunque verità risulterebbe meno fastidiosa di quella penosa bugia? Un Paese dove un operaio scompare in mare durante la bufera cadendo da una gru su cui non doveva nemmeno stare, e dove una barista pendolare muore di stanchezza alla fermata della metro dopo essersi alzata per l’ennesima volta di domenica alle quattro del mattino, ecco, un Paese così serio e duramente provato pretende di non essere offeso dagli sfoggi di tracotanza di coloro che dovrebbero fornire il buon esempio. Questa era davvero l’ultima occasione per un colpo d’ala. Immaginate il presidente dell’assemblea Schifani che annuncia alle telecamere: «Abbiamo deciso all’unanimità di restare a Roma nel weekend per votare una legge tanto attesa dall’opinione pubblica. Il Senato rimane aperto sabato e domenica. Invito i cittadini ad assistere dai palchi al nostro lavoro». Non dico che si sarebbero guadagnati la rielezione, ma uno sconto del venti per cento sulle pernacchie sì. Così invece niente, neanche la mancia.

La Stampa – L’ultimo treno.