venerdì 23 novembre 2012

Le famiglie sono straziate

Le famiglie sono straziate
di ritorno dalla Leopolda/2

E' da settimane, direi mesi, che mio marito ed io continuiamo a dirci che le famiglie sono straziate. Lo sono perchè i servizi (lo stato sociale) non c'è, perché la scuola è nello stato in cui è, perché i soldi non ci sono, perché ogni spesa extra è fonte di muta disperazione. Ma queste cose le sappiamo, le apprendiamo dai giornali. Ciò che non sappiamo, ciò che i politici non sanno, né tantomeno lo sanno i sindacalisti, è che nonostante tutto le famiglie cercano di non venir meno alle proprie responsabilità rispetto ai minori: se serve lo sport i figli fanno sport, se serve logopedia i figli fanno logopedia, se servono cure i figli hanno le cure, se servono i libri (alle superiori) si chiede un mini prestito.
I genitori fanno anche i turni, ovvero si alternano con i figli e difficilmente si incontrano, e non vanno dal dentista, né dall'ortopedico; le donne si tingono i capelli in casa quando possono. Questi genitori non vanno al cinema, e se ci vanno, vanno a vedere i film per bambini. I genitori fanno tutto senza urlare, senza sbraitare. I genitori che aspettano davanti scuola, davanti alla palestra, davanti al campetto di calcio, sono assorti, spesso preoccupati, anche incazzati quando si sentono dire che c'è sciopero o una riunione sindacale e i loro figli dovranno entrare a scuola alle 10,35. E va bene il diritto allo sciopero o alla riunione sindacale lo riconosciamo tutti, ma quanti sacrifici e salti mortali impone una riunione sindacale che non prevede una soluzione contemporanea per i bambini di chi lavora?
Ecco questo ho pensato mentre ero alla Leopolda e guardavo i genitori presenti. Per la prima volta quei genitori potevano esserci, potevano partecipare con i propri figli, perché era stato pensato uno spazio gioco per i più piccoli.
E non è demagogia, si tratta di iniziare a osservare (e non più a sorvolare) la realtà in cui viviamo.

La "scuola che vorrei" l'ho scritta qualche tempo fa:
i punti su cui riflettere sono due: la mancanza di scelta e la varietà di nuclei familiari.
Il primo: ogni donna dovrebbe poter scegliere che tipo vita fare: madre a tempo pieno, lavoro part-time, lavoro full time, libera professione.
Il secondo: i nonni oggi sono troppo "anziani" (per le donne che hanno avuto i figli in tarda età) o troppo giovani (oggi una donna di 45 anni con un figlio di venti può decidere di avere un altro figlio), poi vi sono i nonni di qualsiasi età che desiderano essere nonni e quelli di qualsiasi età che non vogliono essere nonni.
E' chiaro che tutto si supera con baby sitter, scuole religiose (che tengono i bambini sino alle nove di sera), ma nella mia concezione la libertà di scelta sta nel non dover chiedere e/o pregare o pagare qualcuno, bensi nell'usufruire di un servizio dello Stato. E quindi a questo stato, a questa classe politica io chiedo – ma ancora non vedo spiragli – una scuola europea che nella mia idea è scuola pubblica, laica, full time (fino alle cinque e dal lunedì al venerdì) non solo per l'asilo, ma anche per le medie e le superiori. Una scuola che mi consenta di lavorare e occuparmi serenamente dei miei figli.