venerdì 27 gennaio 2012

La lenta agonia dei Parchi regionali della Campania

di Beatrice Benocci

Lo scorso mese di dicembre, in corsa in corsa, la giunta regionale della Campania approvava un provvedimento di sblocco dei Fondi PIRAP: ben 132 milioni di euro per dieci parchi della Campania, di cui otto regionali e due nazionali, e 176 Comuni.

 

Il provvedimento non più rinviabile, se non al costo di perdere definitivamente quei finanziamenti, non risolve, né lo ha quale obiettivo, l'ormai precario stato di abbandono dei Parchi regionali della Campania da parte dell'Ente Regione.
I parchi regionali furono istituiti dalla Regione Campania nel 1993 (Legge n. 33 Istituzione di parchi e riserve naturali della Campania) in ottemperanza alla Rete Natura 2000, disposizione europea che vuole la creazione sui territori nazionali di corridoi ecologici, le cosiddette arterie verdi, in grado di consentire il libero passaggio di specie animali e vegetali e preservare così la biodiversità. La Campania istituì ben undici Parchi regionali dando valore e riconoscimento ad un territorio che per caratteristiche paesaggistiche e naturalistiche può essere considerato un vero e propro scrigno di biodiversità naturale e culturale.
A questo importante provvedimento non ha fatto però seguito l'impegno dell'Ente Regione a trasformare i Parchi, enti cosiddetti intermedi, in un volano di sviluppo ecocompatibile. In tutti questi anni i parchi sono rimasti per lo più privi del personale necessario, di competenze, di strumenti e finanziamenti. La dotazione regionale, molto esigua, spesso è pervenuta in ritardo o non è stata erogata.
Nonostante tutto questo i parchi sono stati in grado, in misura diversa e grazie a gestioni attente e propositive, non solo di attivare fondi nazionali, privati e europei, ma anche di creare nei rispettivi territori quel necessario sentimento di conoscenza e appartenenza al "sistema Parco". Una capacità concertativa che ha avuto massima espressione proprio nella fase di elaborazione dei progetti per i fondi PIRAP, laddove Enti Parco, enti locali, soggetti pubblici e privati hanno lavorato assieme al fine di candidare progetti condivisi di sviluppo del territorio.
La primavera del 2010 ha segnato il momento più critico nella vita degli enti parco. Una disposizione regionale limitava i poteri dei presidenti degli enti parco costringendoli a operare solo nel solco dell'attività ordinaria (vale a dire bollette luce, gas etc. etc.), impedendo loro di poter partecipare a bandi per l'acquisizione di fondi terzi o europei, prendere parte a fiere, organizzare azioni e programmi, anche solo di educazione ambientale. E ancora, sempre nel 2010, la Regione Campania bloccava l'erogazione di qualsiasi finanziamento regionale relativamente ai fondi ordinari 2009 e 2011. Il tutto era probabimente dettato dal tentativo di procedere, in un ambito di spoil system, alla sostituzione dei presidenti nominati dall'uscente amministrazione Bassolino. Questione che ancora oggi non trova via di soluzione (leggi: http://denaro.it/blog/2012/01/21/parchi-nomine-congelate/ ).
La mancata erogazione dei fondi regionali ha comportato per i più la totale immobilità e la perdita del costruendo legame con le comunità locali. Ancora una volta solo i più virtuosi, cioè coloro che erano stati in grado di fare economie negli anni passati, hanno potuto far fronte agli impegni presi con il territorio.
Oggi si chiede ai Parchi regionali di gestire i fondi PIRAP, 132 milioni di euro, senza ancora una volta porsi il problema di strutturare questi enti, finanziarli adeguatamente; senza provvedere a rimuovere il limiti imposti nel 2010. Il rischio è quello che ancora una volta i parchi tornino ad essere luoghi dove si esplica un potere politico (o luogo di inutile confronto politico), senza un adeguato disegno di crescita del territorio, di conservazione dell'ambiente, di creazione di buone pratiche condivise.
Cosa è un Parco (o cosa dovrebbe essere), sia esso nazionale o regionale, riserva o oasi, se non uno strumento di crescita del territorio, un baluardo significativo contro il suo degrado, una fucina di idee; esso è il luogo di incontro deputato di professionalità mature e in itinere, di esperienze associative e di volontariato. Tutto questo sono stati i Parchi regionali della Campania sino al 2010. L'auspicio ora è che dopo due anni di totale crisi i fondi PIRAP rappresentino l'avvio di una fase di crescita dei Parchi regionali, concertata con gli enti locali e, soprattutto, sostenuta fermamente dalla Regione Campania.

beatrice.benocci@libero.it