mercoledì 1 novembre 2017




La lunga crisi economica e le elezioni tedesche del 2017
Alcune riflessioni di Beatrice Benocci

Ottobre 2017 sapiens digitali (http://beatricebenocci.blogspot.it/)

Il risultato elettorale in Germania ci obbliga ad alcune riflessioni non solo sullo stato del paese tedesco e dei suoi partiti, ma anche sulle conseguenze della lunga crisi economica di questi anni, che mina ormai chiaramente i valori e gli ideali europei e ha pesantemente condizionato il voto tedesco.


 
Il primo punto di riflessione è legato alla grande coalizione. Vi è uno stretto collegamento tra crisi economica e governi di grande coalizione in Germania. Questi ultimi, infatti, nascono a fronte di una crisi economica o sociale o economico-sociale. Basti pensare alla prima grande coalizione rosso-nera del 1966 a guida Kiesinger, con il socialdemocratico Willy Brandt nel ruolo di vice-cancelliere e ministro degli esteri. I due partiti accettarono la coabitazione, ma nel momento stesso in cui fu dichiarata superata la crisi economica, la collaborazione finì. In quel caso, a pagarne le conseguenze fu la CDU-CSU che si trovò poi all’opposizione. Più recentemente, il primo governo Merkel (2005-2009) fu un governo di grande coalizione con i socialdemocratici, anche in quel caso la Germania viveva una grave crisi economica, al punto da essere stata definita il “malato d’Europa”. La crisi era tutta interna e diretta conseguenza della riunificazione tedesca. Anche in quel caso i socialdemocratici, che avevano contribuito al superamento della crisi economica, non ebbero fortuna e alle elezioni successive videro la vittoria della CDU e la riconferma di Angela Merkel che diede vita a un governo con i liberali.
Quindi ha ragione Schulz quando afferma che i socialdemocratici non si sono mai tirati indietro di fronte alla necessità di salvaguardare il paese da un’avanzata di ogni forma di estremismo. In definitiva, i governi di grande coalizione in Germania sono conseguenza della necessità di affrontare una situazione di emergenza e nessuno dei contraenti può pensare che questo non comporti un costo in termini di voti e consenso.
Il secondo punto di riflessione riguarda la chiara spaccatura del paese, ancora una volta conseguenza della lunga crisi economica. Permane nella Germania di oggi una separazione tra est e ovest, che si traduce in un voto progressista, europeista, giovanile a ovest che premia partiti come la Linke, e un voto xenofobo e nazionalista, non giovane, a est che sceglie partiti di destra/estrema destra. In Sassonia il partito AfD è il primo partito. Anche qui con uno sguardo di lungo periodo notiamo che sin dalla riunificazione l’est ha sofferto in termini economici e di riconoscimento. Nel 2008, dopo aver traghettato il paese nel complesso processo di riunificazione, Kohl avrebbe affermato di dover prendere atto che il processo di superamento della divisione era ancora molto lungo, molto più lungo di quanto da lui sospettato.
La lunga crisi economica, che attanaglia l’Europa dal 2007, ha chiaramente esacerbato gli animi di quella parte di popolazione che ancora oggi non si sente eguale in termini economici e sociali; una parte di popolo che vede l’altro, soprattutto l’extracomunitario, come un potenziale nuovo ostacolo al raggiungimento di quel Modello Germania che ancora oggi stenta a compiersi. Alcuni osservatori hanno commentato che l’AfD non è altro che quella quota di populismo già presente nei paesi europei. Questo è sicuramente vero, ma in parte, poiché il voto, questo voto, è figlio della disillusione dei tedesco-orientali rispetto al sogno occidentale.
Infine un terzo punto di riflessione, riguarda Angela Merkel e il futuro governo di coalizione. E’ vero la CDU ha perso ben 8 punti percentuali. Molto, ma la Cancelliera è ancora al comando della Germania. E questo è un risultato direi personale della Cancelliera. Tra l’altro a differenza di Kohl che ha governato per quattro mandati il paese sempre e solo insieme ai liberali, Merkel ha dovuto sperimentare di volta in volta coalizioni diverse. Probabilmente, come affermato da molti commentatori, la Cancelliera fagocita i suoi partner, ma è anche vero che non ha mai modificato la sua politica: Germania, Europa, ambiente. Di conseguenza una coalizione con i liberali e i verdi potrebbe essere per lei congeniale. Del resto, Angela Merkel non ha mai nascosto il suo essere una liberista convinta. Ma, alla tedesca, sempre con un occhio di riguardo alla economia sociale di mercato. Quindi chi si aspetta un liberismo puro, non potrà che essere deluso. Anche le preoccupazioni sull’Europa sembrano non trovare troppo radicamento. Merkel è consapevole che la Germania potrà svolgere ancora un ruolo determinante in Europa e con l’Europa a livello internazionale. Del resto, l’Europa potrebbe essere ancora una volta la cornice all’interno della quale combattere e confinare questa estrema destra tedesca, che rappresenta non solo la novità principale di queste elezioni ma anche la preoccupazione più elevata.