domenica 16 marzo 2014

Non di quote rosa ...

quote_rosa 
In questi giorni, mentre infuriava la polemica sull’inserimento delle quote rosa nell’Italicum, mi è tornata in mente la protesta che realizzammo nel lontano 1990 in piazza del Duomo a Firenze contro la prima guerra del Golfo. La nostra postazione era una mega tenda. Ad un certo punto fui mandata in Curia, insieme ad un’altra manifestante, a chiedere qualcosa per la tenda ed al momento di dire chi eravamo la persona che era con me urlò al citofono “sono una donna!”, lasciandomi senza parole. Tornando alla tenda, le chiesi perché si fosse presentata in quel modo e ne venne fuori una spiegazione sull’identità femminile.

Ora come allora rimango perplessa. Pur riconoscendo l’immenso lavoro svolto dalla femministe, rivendicandolo e portandolo ogni giorno con me, nel lavoro, in famiglia, nella vita sociale, non ne condivido gli eccessi, non condivido le “nuove gabbie”. Se il senso è stato quello di restituire alle donne lo status di persona e cittadino, ogni forma di nuove ghettizzazione ci porta indietro. È tutto vero, ancora oggi le donne non guadagnano come gli uomini, le statistiche lo confermano, non ricoprono gli stessi ruoli di potere, ma la creazione di vie preferenziali non le aiuta. Avere una Camera divisa al 50% tra uomini e donne non ha significato, dovremmo allora dividere tutti i ruoli di potere al 50% sia nel pubblico sia nel privato. E perché non dare un 75% alle donne e un 25% agli uomini? E laddove le donne sono già percentualmente in maggioranza, ad esempio nella scuola o in magistratura, che facciamo: ridimensioniamo le quote in favore degli uomini? E poi mi domando: abbiamo tutte queste donne che desiderano fare politica? O andiamo a prendere chiunque pur di ricoprire i posti necessari? In politica ciò che deve prevalere è la vocazione, per dirla alla Weber, e non un calcolo matematico. Ancora una volta il problema è culturale e materiale. Virginia Woolf nel suo breve saggio Una stanza tutta per sé, rispondendo alla domanda su cosa avrebbe consentito alle donne di poter partecipare alla vita culturale del paese, rispondeva l’avere una stanza dove poter scrivere e un reddito. Le quote rosa o di qualsiasi tipo non aiutano in nessun campo, meno che mai per arginare o affrontare il femminicidio. Qui il problema è fondamentalmente culturale, di rispetto dell’altro, di condivisione e partecipazione. Se guardo indietro e torno alla vita delle mie nonne, lontanissime geograficamente, vicinissime per esperienze di vita vissuta, trovo due donne presto diventate vedove, con molti figli, cariche di lavoro, sfinite di fatica, che superano la guerra e portano le proprie famiglie nella nuova era del novecento. Pensiamo che non avessero un’idea di società o della politica? Se guardo alle donne a me più vicine, da mia madre alle mie zie, trovo ancora tanta fatica e tanto lavoro fuori e dentro casa; se guardo a chi mi circonda oggi trovo tante donne che lavorano e si misurano con ogni aspetto dell’esistenza e, ancora, tanta fatica. Pensiamo che tutte queste donne non abbiano un’ideale di società e un convincimento politico? Non ci sono scorciatoie, se le donne vogliono occuparsi di politica, di miglioramento della società, devono partire dallo studio, dalla conoscenza della realtà, dalla piena consapevolezza dei diritti e doveri dei cittadini. Le scorciatoie in tutti i settori rendono le persone vulnerabili e ricattabili. Ma ciò che serve veramente alle donne, per dirla alla Woolf, è una stanza dove poter liberamente studiare, conoscere, pensare. Che tradotto in termini attuali significa non solo un titolo di studio o un salario/compenso, ma uno spazio e un tempo a disposizione; una condizione questa non ancora garantita dal nostro sistema sociale privo di una qualsiasi rete; asili nido, scuola dell’infanzia, primaria e medie a tempo pieno, biblioteche di quartiere e consultori di quartiere ne costituirebbero forse i primi elementi. Solo quando le donne finiranno di essere “giocolieri funambolici”, nella splendida interpretazione dell’attrice fiorentina Maria Cassi, saranno in grado di partecipare appieno e in numero sempre maggiore alla vita politica del paese.


Non di quote rosa ...
di Beatrice Benocci
(I Confronti – Le Cronache del Salernitani)