venerdì 18 gennaio 2013

Daremo il nostro contributo - Il Manifesto

Ripartiamo dal Medio Oriente. E dalla situazione che si è creata in Mali e in Algeria a causa del radicamento della jihad islamica. Anche l'Iraq sta vivendo momenti difficili, per non parlare della Siria, dove continuano i massacri di civili. L'Italia è chiamata a intervenire.

Propongo l'articolo de Il Manifesto
http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/9071/

Daremo il nostro contributo
di Carlo Lania


Ufficialmente la nuova avventura italiana in Africa potrebbe cominciare oggi dopo la riunione dei ministri degli Esteri della Ue. Ma già ieri il titolare della Farnesina Terzi e della Difesa Di Paola hanno rassicurato Hollande garantendo il «supporto logistico» dell'Italia alla guerra francese in Mali. «Agiremo secondo quanto previsto dalla risoluzione 2085 del Consiglio di sicurezza dell'Onu», hanno garantito ieri Terzi e Di Paola.


Ufficialmente la nuova avventura italiana in Africa potrebbe cominciare oggi dopo la riunione dei ministri degli Esteri della Ue. Ma già ieri il titolare della Farnesina Terzi e della Difesa Di Paola hanno rassicurato Hollande garantendo il «supporto logistico» dell'Italia alla guerra francese in Mali. «Agiremo secondo quanto previsto dalla risoluzione 2085 del Consiglio di sicurezza dell'Onu», hanno garantito ieri Terzi e Di Paola intervenendo nelle commissioni congiunte Esteri e e Difesa del Senato. «La situazione sul terreno è precipitata in modo inaspettato» ha aggiunto Terzi, per il quale l'intervento si rende necessario «per l'immediato contrasto della jihad prima che si radichi» nel Paese africano
Dopo Gran Bretagna, Germania, Belgio e Danimarca, che hanno già offerto il loro contributo logistico a Parigi, anche il governo italiano si prepara dunque a tornare in Africa a quasi due anni dall'intervento in Libia. Questa volta però, assicurano alla Difesa, la partecipazione non prevede l'impiego di militari italiani in azioni di guerra. «Non metteremo 'boots on the ground'» ha promesso Di Paola per il quale «ci sarà bisogno di portare dalla Francia forze e mezzi».
Per capire meglio entità e costi della missione bisognerà aspettare che dalla Francia arrivi una richiesta ufficiale, cosa che finora non è ancora avvenuta. Ma è chiaro che all'Europa Parigi chiede, oltre che una copertura politica per la guerra cominciata una settimana fa, come minimo anche un sostegno per quanto riguarda mezzi e basi militari. L'Italia potrebbe fare la sua parte mettendo a disposizione due aerei (probabilmente C130) e una o più basi aeree. L'elenco di quelle possibili non contiene più di quattro nomi, gli stessi pensati ai tempi della Libia: Trapani, Gioia del Colle (Bari), Brindisi e Amendola (Foggia). In aggiunta ci sono poi 25 formatori, sui 250 complessivi promessi dalla Ue, che hanno il compito di addestrare le truppe del Mali.
E' chiaro che il vero carattere della missione verrà deciso da quanto accadrà nelle prossime settimane sul terreno, vale a dire se debba continuare a essere di puro supporto logistico, come più volte garantito ieri dal governo, oppure no. E a generare dubbi è proprio il comportamento della Francia, che non ha rispettato le indicazioni date dal Consiglio di sicurezza quando, il 21 dicembre scorso, ha autorizzato «per il periodo di un anno» l'intervento in Mali. «L'operazione - dice la risoluzione 2085 - sarà condotta con truppe esclusivamente africane e un forte impegno dell'Unione europea sul piano finanziario e logistico». Soldi e mezzi, nessun combattimento come è poi è successo e che ieri fonti della UE hanno giustificato ampiamente, assicurando che la Francia «non è sola e sta agendo nello spirito di ciò che farebbe l'Ue». E sempre ieri la Germania ha messo a disposizione due aerei «Transall» per il trasporto truppe, mentre la Spagna ha annunciato di contribuire alla guerra permettendo agli aerei francesi impegnati nelle operazioni l'uso delle proprie basi.
Adesioni che sicuramente avranno fatto piacere al segretario alla Difesa usa Leon Panetta (l'America ha garantito l'invio di Droni per il controllo del territorio). «Non credo che sia una guerra francese, credo che dovrebbe essere uno sforzo internazionale», ha commentato Panetta che ieri si trovava in visita nel nostro paese.
Intanto anche l'Africa si muove, con i Paesi aderenti all'Ecowas pronti a far partire le loro truppe «il più presto possibile», come ha assicurato ieri il capo di Stato maggiore dell'esercito maliano Ibrahim Dembele. «La difficoltà che abbiamo - ha spiegato - è di natura logistica, nel senso che stiamo scegliendo i siti dove i vari paesi posizioneranno le proprie basi per poi muoversi da lì e affrontare il nemico». In tutto il contingente ecowas dovrebbe essere composto da 3.300 uomini: Niger, Senegal, Burkina Faso e Togo forniranno 500 uomini ciascuno, Ghana e Guinea Conakry 250, mentre la Nigeria fornirà un battaglione di 900 soldati.
«Il governo riferisca immediatamente alle camere sull'emergenza mali», ha chiesto ieri Antonio Di Pietro dopo l'annuncio che il nostro Paese fornirà supporto logistico alla Francia. «Non vorremmo - ha proseguito il leader dell'Italia dei valori .- che ancora una volta il governo Monti procedesse al di fuori del dettato costituzionale su un eventuale intervento armato». Di Pietro ha chiesto al premier di riferire al più presto in parlamento.
No all'intervento in Mali anche per il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero. «L'Italia ripudia la guerra - ha ricordato Ferrero -, lo dice la Costituzione e questo governo 'tecnico' dovrebbe ricordarselo».