di Beatrice Benocci
Tratto da: I Confronti (9 novembre 2012)
http://www.iconfronti.it/lirriducibile-sentimento-tedesco-di-unita-nazionale/
La sera del 9 novembre del 1989, 28 anni dopo la sua drammatica
costruzione avvenuta nell’agosto del 1961, cadeva il Muro di Berlino.
Kennedy l’aveva definito il male minore, mentre Kruscev la cosa buona.
La costruzione del Muro chiudeva, infatti, un lungo capitolo della
storia tedesca, europea e internazionale. Soprattutto eliminava, in
tempi di guerra fredda, un pericoloso focolaio in centro Europa. Proprio
la collocazione geografica di Berlino, a est in pieno territorio
tedesco-orientale, il suo essere divisa – come del resto la Germania –
in quattro zone di occupazione, la rendevano ad un tempo strumento di
pressione e elemento di debolezza dell’azione di Washington e Mosca.
Come non ricordare quindi la crisi di Berlino del 1948, che aveva
portato al completo isolamento della città, e la successiva crisi del
1958 conclusasi solo con la costruzione del Muro. In realtà il Muro non
escludeva Berlino dalla contrapposizione est-ovest, esso la trasformava.
Va ricordato, infatti, che il Muro era stato voluto tenacemente dal
leader tedesco-orientale Ulbricht per porre fine alle continue fughe di
cittadini tedesco-orientali verso ovest, per poter finalmente costruire
un secondo stato tedesco efficiente e competitivo. Ancora nel 1962 in
piena crisi di Cuba, in occasione di un colloquio con il Borgomastro di
Berlino Ovest Willy Brandt, Kennedy avrebbe sottolineato come gli
americani non si sentissero liberi di agire su Cuba a causa di Berlino.
L’osservazione del presidente americano racchiudeva in sè tutto il
dramma tedesco. Così come nel 1962 la Germania era divisa in due stati
tedeschi, la stessa Berlino in quattro zone di occupazione e i tedeschi
erano in attesa di un trattato di pace dalla fine della seconda guerra
mondiale, così lo sarebbero stati ancora nel 1989. E Washington, come
del resto Londra, Parigi e Mosca, in quanto potenze di occupazione, ne
erano responsabili. Ora occorre chiedersi, come ha potuto il sentimento
di riunificazione rimanere immutato nel corso di questi decenni, fino a
rendere il momento della caduta del Muro un momento memorabile, di una
gioia incredibile, in grado di perdurare mesi e mesi e accompagnare il
popolo tedesco in uno sforzo immane di ricostruzione e nuova
condivisione. Nel 2004, nel quindicesimo anniversario della Caduta del
Muro, commentando le difficoltà sociali ed economiche vissute in quel
momento dai cittadini tedeschi a causa della riunificazione, Kohl
dichiarava: «abbiamo vissuto separati per quarant’anni e le conseguenze
della spaccatura erano più profonde di quanto pensassi [...] per me è
chiarissimo che sta crescendo una nuova generazione comune, per la quale
le categorie Est e Ovest non contano più nulla e che vuole costruire
insieme il suo futuro». Il sentimento di riunificazione ha finito col
vincere sul tempo. E lo si deve, soprattutto, al socialdemocratico Willy
Brandt e alla sua Ostpolitik. Nell’estate del 1965 Brandt era giunto
alla conclusione che non fosse più possibile attendere: una nuova
generazione di tedeschi che non aveva conosciuto l’unità, ma che
riconosceva l’esistenza di un secondo stato tedesco, stava crescendo.
Occorreva quindi una nuova azione politica in grado di restituire ai
tedeschi dell’ovest la chiave del dialogo con i tedeschi dell’est, che
accettasse il prezzo della sconfitta (rinuncia ai territori
dell’Oder/Neisse, riconoscimento del trattato di Monaco come non valido
ab initio e rinuncia all’utilizzo dell’arma nucleare). Solo così Bonn
avrebbe potuto porsi a capo di un processo di rinnovamento che avrebbe
visto la Repubblica Federale Tedesca quale paese leader del processo di
integrazione europea, sostenitore di una politica di distensione e
disarmo e fautore di una politica di riconciliazione con i paesi
orientali. Solo attraverso il pagamento di quel prezzo l’azione
tedesco-occidentale sarebbe stata credibile e solo nel quadro di
un’Europa allargata la riunificazione sarebbe stata possibile. Il
rischio insito nella nuova strategia tedesco-occidentale era alto: la
Germania Occidentale avrebbe pagato il prezzo, ma avrebbe potuto
perdere, se il popolo tedesco non avesse dimostrato nel tempo di
desiderare ancora la riunificazione, l’obiettivo più ambito.
La citazione:J. Quoos, U. Vetterick, I giovani cancelleranno la ferita del Muro in Corriere della Sera, 9 novembre 2004