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Renzi, il futuro e la vocazione del Sud
di Beatrice Benocci
Renzi a Bari
Questa mia riflessione nasce dall’articolo pubblicato sul Corriere
del Mezzogiorno domenica 13 ottobre, a firma del vicedirettore Maddalena
Tulanti e dal titolo “PD, Renzi a Bari ha rottamato anche il Sud”. Dopo
aver seguito l’intervento di Renzi a Bari, la giornalista sottolineava
la mancanza da parte di Renzi di un qualsiasi riferimento al Sud, di una
sua presunta indifferenza verso questa seconda Italia (la definizione è
dell’autrice del pezzo). Ora, mi domando, perché Renzi avrebbe dovuto
parlare di Sud. Ora che guardiamo all’Italia e alle problematiche gravi
in cui versa il paese.
Il progetto di Renzi, che ormai seguo con
attenzione sin dalla Leopolda del 2012, è un programma di ampio respiro,
di innovazione, di cammino europeo, di crescita, di impegno civile o
civico per dirla alla Renzi. Perché la giornalista continua a rimarcare
l’esistenza di una questione meridionale, quando siamo di fronte a una
questione italiana, vista nella cornice europea e mondiale? È l’Italia
che rischia seriamente di saltare. Ciò non vuol dire che io non guardi
al Sud. Ma il problema è che è il Sud che non si interroga. Cosa vuole
il Sud? Qual è la sua vocazione, cosa desiderano i giovani del Sud?
Continuiamo a sentir parlare gli anziani del Sud, i politici di vecchio
corso, quelli che sicuramente al Sud non hanno fatto bene, che
continuano a riciclare vecchi schemi clientelari, che hanno una visione
desueta dell’economia e della crescita sociale. Così come non vanno bene
coloro, più giovani, che solo grazie a questi schemi clientelari si
sono affermati. Qualche mese fa scrissi un pezzo ricordando quelle che a
mio parere, e a parere di molti, sono le possibili vocazioni del Sud,
che sono sempre le stesse, ma sembrano non trovare spazio, né luogo di
definizione, meno che mai di realizzazione. Credo che debbano essere
coloro che domani vorranno continuare a vivere a Sud a dirci qual è il
Sud che vorrebbero, in quale Sud vorrebbero vivere e lavorare, senza
aspettare che qualcuno indichi il cammino, senza rimanere in attesa che
qualcuno tiri fuori dal cilindro un progetto stropicciato, prometta
soldi e poi lasci soltanto le briciole. E non vale nemmeno la pena
ricordare la Cassa per il Mezzogiorno e i fondi europei mal spesi o non
spesi per incapacità della classe politica meridionale (eccezioni a
parte). Ecco, per una volta, sarebbe bello che fossero i trentenni e i
ventenni, coloro che oggi sono costretti a emigrare o a vivere di
espedienti lavorativi, a dirci qual è il Sud che vorrebbero. E che per
una volta tutti gli altri rimanessero in disparte ad ascoltare.
Tornando a Renzi. Questo leader, perché tale è, disegna un futuro
possibile, di cui il Sud fa parte o farà parte nella misura in cui il
Sud stesso avrà chiari i propri obiettivi di crescita e convivenza
civile.