Visualizzazione post con etichetta cultura. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta cultura. Mostra tutti i post

lunedì 15 dicembre 2014

Da IConfronti e Cronache del Salernitano del 18 dicembre 2014

Un paese nella melassa
di Beatrice Benocci

Siamo talmente immersi nel marciume italiano – una sorta di melassa in cui affoghiamo costantemente – da non avere il tempo di accorgerci che il mondo cambia, progredisce, a volte regredisce. In questi giorni due sono stati gli appuntamenti di grande rilievo, il primo la conferenza di Lima sui cambiamenti climatici, ponte verso l'auspicabile accordo di Parigi del 2015 chiamato a sostituire il Protocollo di Kyoto; il secondo la consegna del Nobel a Malala Yousafzai che, dall'alto dei suoi sedici anni, ha lanciato l'ennesima sfida ai fondamentalisti islamici. Ebbene questi due eventi sono rimasti sullo sfondo di un'Italietta che si scopre ancora una volta merce, nemmeno poi tanto pregiata, di politici corrotti, collusi, mafiosi. Mentre l'Europa si interroga sul suo futuro economico e politico (rimarrà ancora ed esclusivamente una potenza civile?), noi scopriamo di essere rimasti ancorati nelle pratiche quotidiane di gestione del potere a metodi ormai anacronistici, ma ben piantati nel nostro patrimonio culturale.
Ci meravigliamo poi della fuga di cervelli, o semplicemente dei giovani che scelgono altre mete. Ma come non lasciarsi affascinare da inviti a emigrare australiani o tedeschi o inglesi, lanciati via twitter o in generale sui social. Questi paesi non offrono solo lavoro, offrono un'opportunità di vita completamente diversa da quella italiana. Il punto è proprio questo, non si tratta solo ed esclusivamente di lavoro, il punto è la qualità della vita, la qualità dell'esistenza di un individuo che non può essere ancora oggi determinata dal "a chi appartieni" o dalla ventura o sventura di essere nato in un determinato paese, regione o città italiana. E' pesante continuare a vivere in un paese che costringe i suoi cittadini a perpetuare nel tempo pratiche clientelari o servili. Occorre, e lo diciamo da tempo, una svolta, un cambiamento che non può che essere culturale; ma ancora una volta ci troviamo di fronte a un limite: il nostro paese non investe in cultura, non crede nell'istruzione, non aiuta, attraverso la consapevolezza che viene dalla conoscenza, chi dovrebbe essere aiutato a uscire da schemi di potere malavitoso. Cito Malala. Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo, ma in Italia ci dobbiamo preoccupare di comprendere in primis da chi arrivano la penna e il libro.

sabato 9 febbraio 2013

Dibattiti 13 / La politica e la cultura: una distanza ormai abissale

Dibattiti 13 / La politica e la cultura: una distanza ormai abissale - IConfronti 

 http://www.iconfronti.it/dibattiti-13-la-politica-e-la-cultura-una-distanza-ormai-abissale/

 di Beatrice Benocci

Libro orologio studiare, leggereChe cos’è la cultura se non conoscenza. Un cittadino che conosce è una risorsa per lo Stato, poiché è in grado di comprendere, scegliere e quindi svolgere quel ruolo sussidiario di cittadinanza attiva che risulta necessario quando la politica perde di vista le priorità fondamentali del vivere comune.
In Italia sembra verificarsi costantemente il contrario. La politica sembra ritenere inesorabilmente i cittadini incapaci di comprendere e quindi di scegliere, così non si attiva per dare loro gli strumenti della conoscenza. Quali sono le priorità del nostro vivere contemporaneo? Le risorse energetiche, la salvaguardia del territorio, inteso come terreno fertile (qui discendono importanti questioni come la lotta alla fame e alla malnutrizione), la lotta ai cambiamenti climatici, l’innovazione, intesa come strumento di aiuto al genere umano e non di ulteriore inquinamento e quindi di danno alla salute pubblica, la tutela del patrimonio ambientale, del patrimonio storico-artistico (se non è questa cultura!), la salvaguardia della salute dei cittadini e quindi la tutela del sistema sanitario nazionale.

E potremmo proseguire. Entrando ora nello specifico italiano e ascoltando i politici in questa campagna elettorale apprendiamo che l’Italia ha bisogno di moralità e lavoro, condono fiscale e condono tombale, riduzione progressiva dell’IMU, reddito di cittadinanza, lotta alla criminalità, riduzione dei compensi dei parlamentari, riforma della giustizia, legge sul conflitto di interesse etc etc. Slogan efficaci ma che non ci dicono di cosa ha bisogno il nostro Paese, non consegnano ai cittadini un progetto di largo respiro, una linea di condotta per il futuro. C’è chi parla, in questa campagna elettorale, della necessità di avere una visione; più che di una visione necessitiamo di un progetto Paese che parta dalle nostre competenze e guardi al modo di inserirci nel sistema economico internazionale.