Germania,
le potenze geoeconomiche
e le relazioni commerciali globali
di Beatrice Benocci, Rivista Marittima, dicembre 2020
All’inizio degli anni Novanta il politologo e saggista Edward Luttwak, nel suo volume The Endangered
American
Dream, annunciava l’inizio di una nuova era, l’era geoeconomica, in cui
gli Stati, liberi dalla minaccia armata, avrebbero potuto perseguire i
loro interessi economici. Le minacce militari e le alleanze erano
diventate, secondo Luttwak, meno importanti man mano che
il commercio internazionale diventava più pacifico, e questo in
conseguenza — possiamo affermare oggi — di una costante liberalizzazione
degli scambi commerciali e di una omogeneizzazione dei sistemi di
produzione e distribuzione. Allo stesso tempo, però, l’autore metteva in
guardia dall’eventualità che proprio il timore di controversie
economiche avrebbe potuto creare nuove condizioni di conflitto in
futuro. L’esistenza di una minaccia esterna, che per Luttwack sarebbe
stata economica o, più precisamente, geoeconomica, avrebbe potuto
compattare nuovamente i popoli e gli Stati (2).
Una definizione di
geoeconomia è stata data da Pascal Lorot nel 2000. La geoeconomia,
asserisce l’autore, l’analisi delle strategie di ordine economico, in
particolare commerciale, decise dagli Stati nel quadrodi
politiche che mirano: a proteggere la loro economia nazionale o alcuni
ambiti ben identificati di questa; ad acquisire il controllo di
tecnologie chiave e/o a conquistare alcuni settori del mercato mondiale,
relativi alla produzione o la distribuzione di un prodotto o di una
gamma di prodotti sensibili, il cui possesso o il cui controllo
conferisce al suo detentore, sia esso Stato o impresa nazionale, un
elemento di potenza e d’irradiazione internazionale e contribuisce al
rafforzamento economico e sociale (3). Secondo Lorot, la geoeconomia si
interroga sul rapporto tra potere e spazio. Lo spazio in questione è uno
spazio virtuale o fluidificato, nel senso che i suoi limiti si muovono
costantemente; si tratta quindi di un’area libera da confini
territoriali e da caratteristiche fisiche della geopolitica. All’interno
di questo sistema geoeconomico si può muovere anche lo Stato, che una
volta riuniti gli strumenti a sua disposizione, può agire a servizio
della soddisfazione di tutti o di una parte degli obiettivi che si
prefigge. Le strategie geoeconomiche sono spesso il risultato di Stati
sviluppati ma, sottolinea Lorot, esse possono, se del caso, essere
avviate da paesi industrializzati che non sono membri del club
occidentale in senso classico. Nello spazio geoeconomico lo stato
acquisisce nuove funzioni e missioni, volte a evitare perdite di
sovranità a causa della globalizzazione e dell’intreccio
politico-economico. A distanza di ventisette anni dalla sua prima
formulazione, il concetto di geoeconomia ha assunto oggi, insieme a
quello di geopolitica, tornato recentemente in uso (4), una grande
rilevanza nel panorama delle relazioni internazionali. Qui di seguito si
tratterà, seppur brevemente, dapprima l’evoluzione delle relazioni
commerciali globali e poi l’emergere e consolidarsi delle potenze
geoeconomiche, con una particolare attenzione al ruolo svolto dalla
Germania. (...)
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