La lunga crisi economica
e le elezioni tedesche del 2017
Alcune riflessioni di Beatrice Benocci
Ottobre 2017 sapiens digitali (http://beatricebenocci.blogspot.it/)
Il risultato elettorale in Germania ci obbliga ad alcune
riflessioni non solo sullo stato del paese tedesco e dei suoi partiti, ma anche
sulle conseguenze della lunga crisi economica di questi anni, che mina ormai
chiaramente i valori e gli ideali europei e ha pesantemente condizionato il
voto tedesco.
Il primo punto di riflessione è legato alla grande
coalizione. Vi è uno stretto collegamento tra crisi economica e governi di
grande coalizione in Germania. Questi ultimi, infatti, nascono a fronte di una
crisi economica o sociale o economico-sociale. Basti pensare alla prima grande
coalizione rosso-nera del 1966 a guida Kiesinger, con il socialdemocratico
Willy Brandt nel ruolo di vice-cancelliere e ministro degli esteri. I due
partiti accettarono la coabitazione, ma nel momento stesso in cui fu dichiarata
superata la crisi economica, la collaborazione finì. In quel caso, a pagarne le
conseguenze fu la CDU-CSU che si trovò poi all’opposizione. Più recentemente,
il primo governo Merkel (2005-2009) fu un governo di grande coalizione con i
socialdemocratici, anche in quel caso la Germania viveva una grave crisi
economica, al punto da essere stata definita il “malato d’Europa”. La crisi era
tutta interna e diretta conseguenza della riunificazione tedesca. Anche in quel
caso i socialdemocratici, che avevano contribuito al superamento della crisi
economica, non ebbero fortuna e alle elezioni successive videro la vittoria
della CDU e la riconferma di Angela Merkel che diede vita a un governo con i
liberali.
Quindi ha ragione Schulz quando afferma che i
socialdemocratici non si sono mai tirati indietro di fronte alla necessità di salvaguardare
il paese da un’avanzata di ogni forma di estremismo. In definitiva, i governi
di grande coalizione in Germania sono conseguenza della necessità di affrontare
una situazione di emergenza e nessuno dei contraenti può pensare che questo non
comporti un costo in termini di voti e consenso.
Il secondo punto di riflessione riguarda la chiara spaccatura
del paese, ancora una volta conseguenza della lunga crisi economica. Permane
nella Germania di oggi una separazione tra est e ovest, che si traduce in un
voto progressista, europeista, giovanile a ovest che premia partiti come la
Linke, e un voto xenofobo e nazionalista, non giovane, a est che sceglie
partiti di destra/estrema destra. In Sassonia il partito AfD è il primo
partito. Anche qui con uno sguardo di lungo periodo notiamo che sin dalla
riunificazione l’est ha sofferto in termini economici e di riconoscimento. Nel
2008, dopo aver traghettato il paese nel complesso processo di riunificazione,
Kohl avrebbe affermato di dover prendere atto che il processo di superamento
della divisione era ancora molto lungo, molto più lungo di quanto da lui
sospettato.
La lunga crisi economica, che attanaglia l’Europa dal 2007,
ha chiaramente esacerbato gli animi di quella parte di popolazione che ancora
oggi non si sente eguale in termini economici e sociali; una parte di popolo
che vede l’altro, soprattutto l’extracomunitario, come un potenziale nuovo ostacolo
al raggiungimento di quel Modello Germania che ancora oggi stenta a compiersi.
Alcuni osservatori hanno commentato che l’AfD non è altro che quella quota di
populismo già presente nei paesi europei. Questo è sicuramente vero, ma in
parte, poiché il voto, questo voto, è figlio della disillusione dei
tedesco-orientali rispetto al sogno occidentale.
Infine un terzo punto di riflessione, riguarda Angela Merkel
e il futuro governo di coalizione. E’ vero la CDU ha perso ben 8 punti
percentuali. Molto, ma la Cancelliera è ancora al comando della Germania. E
questo è un risultato direi personale della Cancelliera. Tra l’altro a
differenza di Kohl che ha governato per quattro mandati il paese sempre e solo
insieme ai liberali, Merkel ha dovuto sperimentare di volta in volta coalizioni
diverse. Probabilmente, come affermato da molti commentatori, la Cancelliera
fagocita i suoi partner, ma è anche vero che non ha mai modificato la sua
politica: Germania, Europa, ambiente. Di conseguenza una coalizione con i
liberali e i verdi potrebbe essere per lei congeniale. Del resto, Angela Merkel
non ha mai nascosto il suo essere una liberista convinta. Ma, alla tedesca,
sempre con un occhio di riguardo alla economia sociale di mercato. Quindi chi
si aspetta un liberismo puro, non potrà che essere deluso. Anche le
preoccupazioni sull’Europa sembrano non trovare troppo radicamento. Merkel è
consapevole che la Germania potrà svolgere ancora un ruolo determinante in
Europa e con l’Europa a livello internazionale. Del resto, l’Europa potrebbe
essere ancora una volta la cornice all’interno della quale combattere e
confinare questa estrema destra tedesca, che rappresenta non solo la novità
principale di queste elezioni ma anche la preoccupazione più elevata.