Focus: Cambiamenti climatici - COP
20 LIMA (Perù)
Uomo e clima - Svoltare si può (Le Cronache del Salernitano, 1.12.2014)
di Beatrice Benocci
Al via, oggi, la conferenza sui cambiamenti climatici che quest'anno avrà
luogo a Lima, in Perù. Come ogni anno il mese di dicembre segna il
passo di ciò che l'umanità fa, ma spesso non fa, per evitare il
peggioramento costante della saluta del pianeta, il cosiddetto global
warming. Compito non facile anche a causa di coloro, scienziati e
studiosi inclusi, che ribadiscono ormai da anni che i cambiamenti
climatici non esistono.
Eppure le nostre estati non sono più quelle;
perdiamo colture importanti come l'olivo – quest'anno le regioni
italiane regine dell'olio, tra cui anche la Campania, sono in
ginocchio a causa del troppo caldo e della troppa pioggia che hanno
caratterizzato l'estate e permesso alla mosca olearia di attaccare le
piante compromettendone la produzione; perdiamo in termini di
affluenza turistica e in termini di salute umana. Per non parlare
delle bombe d'acqua che hanno straziato il nostro territorio,
completamente sconosciute fino a qualche decennio fa. Rimanendo in
Europa, quest'anno Londra ha sperimentato un'estate caldissima al
punto che i verdi prati inglesi avevano assunto il classico colore
giallastro dovuto alla mancanza d'acqua. Sebbene i cambiamenti del
clima siano sotto gli occhi di tutti (e sulla pelle di tutti) anche
l'annuale conferenza sul clima non ha prodotto nel corso del tempo
risultati apprezzabili, compreso l'ultimo appuntamento di Varsavia
(dicembre 2013, COP 19). E ormai siamo prossimi alla data entro la
quale (dicembre 2015, COP 21 Parigi) dovrà essere definito un nuovo
accordo globale sul clima, in grado di sostituire il Protocollo di
Kyoto (formalmente conclusosi nel 2012), in mancanza del quale, il
mondo intero tornerebbe alla più totale anarchia in termini di
emissioni di sostanze nocive in atmosfera. Il nodo da sciogliere
rimane, ormai da tempo, sempre lo stesso, ovvero l'assunzione
dell'onere dei costi necessari a far fronte ai cambiamenti climatici
da parte dei paesi industrializzati (i maggiori responsabili in
passato delle emissioni di gas in atmosfera);la definizione degli
aiuti ai paesi in via di sviluppo, oggi largamente oggetto di
disastri ambientali a causa di tifoni e uragani sempre più frequenti
e violenti e, infine, la risoluzione del problema della
deforestazione. Per comprendere l'urgenza di una svolta va ricordato
che, nello scorso mese di maggio, la concentrazione di C02 in
atmosfera ha superato la soglia dei 400ppm (parti per milione),
misurati dall'Osservatorio di Mauna Loa, Hawai (Fonte: ESRL-NOAA). In
epoca pre-industriale essa era intorno a
280
ppm; una concentrazione pari o superiore a
500
ppm viene considerata un probabile punto di non ritorno.
Ma c'è una buona
notizia. Pochi giorni fa, quasi insperatamente, Cina e Stati Uniti,
da sempre contrari al Protocollo di Kyoto e produttori di circa il
45% di emissioni di CO2 mondiale, si sono accordati per una riduzione
delle emissioni inquinanti in atmosfera. Gli Stati Uniti hanno
dichiarato di voler abbattere del 25-28% le emissioni entro il 2025,
sulla basi dei dati fissati al 2005, mentre la Cina di fermarne
l'aumento entro il 2030. Da parte sua l'Unione Europea, capofila
ormai da anni nella lotta ai cambiamenti climatici, aveva annunciato
pochi giorni prima la decisione di tagliare del 40% gli elementi
inquinanti entro il 2030, rispetto ai valori del 1990. Occhi aperti
su Lima, quindi, chiamata a traghettare la comunità internazionale
verso l'accordo del 2015: