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Ho donato gli ovociti: la ricompensa aiuta. Le motivazioni economiche non bastano
di Margherita De Bac
Mille euro in cambio di ovociti. Mille euro per «donare» la fertilità
a un’estranea. «Non per denaro. Anche senza ricompensa lo rifarei. Non
sapevo che avrei ricevuto soldi. Però sono sicura che ad altre ragazze
farebbero gola e non sarebbero spinte dal solo desiderio di aiutare il
prossimo». Alessandra, 22 anni, studentessa di architettura a Roma,
vicina alla laurea. Bruna, occhi castani, alta, fisico snello. Bella
ragazza. È la prima donatrice pagata per i suoi ovociti, utilizzati in
un trattamento di fecondazione eterologa, appena riammessa in Italia a
giugno con sentenza della Corte Costituzionale. La legge italiana e il
documento condiviso dalle Regioni vietano la compravendita di gameti
(ovociti e spermatozoi) e prevedono per chi decide di cederli un
rimborso spese non altrimenti definito. Il racconto di Alessandra è la
dimostrazione che il divieto è solo sulla carta. Forse, senza una forma
di ricompensa, le donatrici sarebbero rarissime.