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Da IConfronti:
Sbarca negli Usa “Un ponte oltre l’oceano”
di Beatrice Benocci
“Luca Castagna ha fornito un contributo significativo alla storia
della diplomazia vaticana e, in particolare, alla storia delle relazioni
tra la Santa Sede e gli Stati Uniti d’America”. Con queste parole
Gerald P. Fogarty introduceva il bel libro di Luca Castagna dal titolo Un ponte oltre l’oceano, Assetti politici e strategie diplomatiche tra Stati Uniti e Santa Sede nella prima metà del Novecento (1914-1940), pubblicato da Il Mulino nel 2011 e da me recensito su Kayenna.net.
Con grande piacere scrivo ora dell’edizione americana di questo volume: A bridge Across the Ocean, The United States and the Holy See between the two world wars, edito da The Catholic University of America Press di Washington D.C.
Infatti, come già sottolineato a suo tempo, quando pensiamo alle
relazioni internazionali non guardiamo immediatamente alla Santa Sede,
pur consapevoli e in parte testimoni, del ruolo importante che essa ha
svolto, ad esempio a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta nel
processo di apertura verso l’est europeo. La Santa Sede, come dimostra
il volume di Castagna, assolve e ricopre un posto di rilievo, non solo
di monito e memento, non solo di indirizzo religioso, ma anche di attiva
azione politica, di collaborazione o anche contrapposizione nei
processi di dialogo internazionali. L’intervento della Santa Sede è
auspicato, a volte temuto, spesso corteggiato dagli stessi attori del
consesso internazionale. Interessanti sono le pagine del libro dedicate
al tentativo di Benedetto XV di risolvere la “questione romana” in una
sorta di triangolazione diplomatica tra Santa Sede, Imperi centrali e
Intesa, che portarono il governo di Roma, nel dicembre del 1914, a
prendere in seria considerazione, a dispetto della legge delle
Guarentigie, la possibile sospensione delle libertà diplomatiche e
postali e a prevedere financo l’allontanamento del Pontefice da Roma.
Luca Castagna offre, quindi, un affresco delle relazioni intercorse
tra la Santa Sede e gli Stati Uniti a partire dal 1914 sino alle soglie
del secondo conflitto mondiale. Anni questi che vedono il primo
tentativo di creare un organismo internazionale, la Società delle
Nazioni, in grado di dirimere le controversie in modo pacifico, la
grande crisi economica del ’29, l’ascesa dei nazi-fascismi, la guerra
civile spagnola, l’intervento italiano in Etiopia, l’Anschluss e la conferenza di Monaco.
Nello specifico, sottolinea Castagna, i rapporti tra la Santa Sede e
gli Stati Uniti potevano considerarsi non facili. La presenza della
Chiesa cattolica negli Stati Uniti risaliva al 1788 quando, a seguito di
un nulla osta laico del presidente Washington, veniva creata la
prima sede vescovile americana. I decenni successivi si intersecano con
gli eventi europei, i moti rivoluzionari e la ferma opposizione di Pio
IX alla nascita prima della Repubblica romana, poi dello stato unitario
italiano; tutto questo non fa che allontanare la protestante america da
ipotesi di dialogo con la Santa Sede. Nel 1867, a seguito di decisione
unilaterale americana, veniva chiusa la missione statunitense presso lo
Stato Pontificio. Seguirono anni difficili; negli Stati Uniti andò
affermandosi un sentimento crescente di anti-cattolicesimo – rafforzato
dal massiccio arrivo di immigrati cattolici in territorio americano – e
di antipapismo, con conseguente rarefazione dei contatti, protrattasi
sino ai primi decenni del ’900.
Se con il presidente Harding (1922) si registrò un’iniziale apertura
verso i cattolici, solo con l’arrivo di Franklin Delano Roosevelt,
Washington iniziò a guardare con decisione ai cattolici americani e alla
Santa Sede. Per la prima volta rappresentanti cattolici entravano a far
parte della compagine governativa: James Farley, direttore generale
delle Poste, Thomas Walsh, ministro della Giustizia e, ancora, Frank
Murphy e Robert Hayes, rispettivamente governatori generali delle
Filippine e di Puerto Rico. Era una svolta importante, si ponevano le
basi per una collaborazione proficua tra governo e establishment
cattolico americano, a cui avrebbe fatto seguito, con l’avvicinarsi
prepotente del secondo conflitto mondiale, l’ipotesi caldeggiata dallo
stesso Roosevelt di inviare nuovamente presso la Santa Sede un
rappresentante di rango ambasciatoriale. Erano forse queste le premesse
per una comune, ma non facilmente realizzabile, lotta ai totalitarismi.
Luca Castagna è dottore di ricerca in Teoria e
storia delle istituzioni all’Università degli Studi di Salerno. Tra il
2009 e il 2014 ha svolto ricerche in diversi archivi statunitensi, tra
cui la Franklin D. Roosevelt Presidential Library, i National Archives e
il Research Center della Catholic University of America. E’ autore di
diversi saggi sulla ricezione del modello politico-istituzionale
statunitense nel pensiero democratico italiano.