Pochi
giorni fa rileggendo il libro di Massimo Campanini, Storia del Medio
Oriente, ho ritrovato alcune interessanti pagine su Assad padre.
Nel 1982, per contrastare la minaccia islamista, di cui i Fratelli Musulmani erano i più importanti fautori, Hàfez al-Asad (Assad), il padre di Bashar Assad l'attuale presidente siriano, utilizzò l'esercito. Furono portati a termine veri e propri massacri, in particolare nella città di Hama. Ufficialmente vi persero la vita diecimila persone, ufficiosamente si parla di ventimila morti.
Nel 1982, per contrastare la minaccia islamista, di cui i Fratelli Musulmani erano i più importanti fautori, Hàfez al-Asad (Assad), il padre di Bashar Assad l'attuale presidente siriano, utilizzò l'esercito. Furono portati a termine veri e propri massacri, in particolare nella città di Hama. Ufficialmente vi persero la vita diecimila persone, ufficiosamente si parla di ventimila morti.
Ora, ricorda Campanini,
l'ascesa al potere di Assad padre, avvenuta nel 1970 non senza violenza,
parla di un moderato rispetto ai suoi concorrenti, un riformatore nel
settore dell'istruzione e dell'emancipazione femminile; un moderato che
opera con la forza ogniqualvolta sente diminuire il consenso. Con la
fine della prosperità economica, goduta dalla Siria per gran parte degli
anni Settanta, l'ibrida gestione di governo (tra baathismo e credo
alawita) di Assad si trasforma in regime autoritario: Damasco e le altre
città si riempiono di giganteschi ritratti del padre e del custode
della patria e il culto della personalità dilaga. E' sempre con Assad
padre che il paese dapprima assurge a unico difensore dei palestinesi,
poi si inimica l'opinione pubblica internazionale con l'intervento in
Libano del 1976 e, infine, nel più totale isolamento - se si eccettua la
collaborazione con Mosca - si avvicina all'Iran di Khomeini, entrando
nel club dei nemici di Washington. Con la scelta di Assad si costituisce
così un'asse sciita o filosciita che si estende dal Libano meridionale,
dove si trova Hizbollah, a Damasco a Teheran.
Nel 2000, alla morte di Assad, gli succede il figlio Bashar, il riformatore, come lui ama definirsi. Il paese occupava allora, ricorda Campanini, una posizione precaria: era indicato dall'amministrazione George W. Bush come uno dei componenti dell'asse del male e il contenzioso con Israele era ancora aperto (la Siria non aveva e non ha rinunciato alle alture del Golan). Nel 2005 la situazione si aggrava: la Siria viene costretta a ritirare le proprie truppe dal Libano meridionale all'indomani della morte del primo ministro libanese Rafiq Hariri (assassinio ufficialmente attribuito ai servizi segreti siriani) e poco dopo la caduta di Hussein mette ancor più in crisi il governo di Assad.
Nel 2000, alla morte di Assad, gli succede il figlio Bashar, il riformatore, come lui ama definirsi. Il paese occupava allora, ricorda Campanini, una posizione precaria: era indicato dall'amministrazione George W. Bush come uno dei componenti dell'asse del male e il contenzioso con Israele era ancora aperto (la Siria non aveva e non ha rinunciato alle alture del Golan). Nel 2005 la situazione si aggrava: la Siria viene costretta a ritirare le proprie truppe dal Libano meridionale all'indomani della morte del primo ministro libanese Rafiq Hariri (assassinio ufficialmente attribuito ai servizi segreti siriani) e poco dopo la caduta di Hussein mette ancor più in crisi il governo di Assad.
"La
Siria", commentava Campanini alla fine del 2009 poco prima di mandare
in stampa il suo volume, "appare oggi uno dei paesi più fragili dello
scacchiere mediorientale".
Esattamente
un anno dopo, commentando sul Wall Street Journal i fatti di Tunisia e
Egitto che avrebbero di lì a poco dato il via alla Primavera araba,
Assad asseriva che il suo paese non avrebbe corso il rischio di un
movimento rivoluzionario antigovernativo come quelli in corso, poiché la
Siria era un paese stabile e stretto era il legame con i sentimenti del
popolo.
Alla
fine di febbraio un gruppo di ragazzini, tra gli undici e i tredici
anni, decide di imitare i ribelli tunisini e egiziani, ne copia lo
slogan e lo modifica inserendovi l'appellativo con cui viene chiamato il
presidente, "dottor Assad" e lo trascrive sui muri perimetrali di
quattro scuole di Deera. La reazione è immediata: le scritte cancellate,
i ragazzini arrestati, picchiati e rilasciati molte ore dopo. Il 18
marzo dopo la preghiera di mezzogiorno, uscendo dalla Moschea di Omar
Ibn Al Khattab, la gente forma un corteo, è l'inizio della primavera
siriana e della dura repressione del figlio Assad.
Libro citato: Campanini Massimo, Storia del Medio Oriente, Il Mulino, 2010